Diari Giapponesi - 11 Ottobre 2007 - Kamakura - Danzakura & Komachi

Una volta usciti dal tempio Tsurugaoka Hachiman-gu, abbiamo deciso di proseguire per un pò lungo la via indicata dai grandi Torii allineati con l'ingresso del tempio, lungo la via nota come Danzakura. Nella foto il primo torii che segna l'inizio della parte di Danzakura sotto la diretta responsabilità del tempio.



Avremmo preso volentieri qualcosa da bere e mangiare per ristorarci ma, stranamente, non si vedevano nè i classici distributori automatici, nè un locale aperto dove sederci. Non era ancora pomeriggio inoltrato, per cui decidemmo di costeggiare il marciapiede sul lato destro della spiaggia dando un'occhiata furtiva all'interno dei negozi (la parola sarda "sconchiai" rende più l'idea) per captare una traccia di vita! Lungo il cammino, non molto distante dal tempio, c'era anche una piccola chiesa cattolica.




Dopo aver camminato per una decina di minuti, riconoscemmo un locale con il classico banchetto per preparare le crèpe, ma dentro il locale sembrava non esserci nessuno, a parte una signora anziana che puliva e sistemava le cose. Facemmo per andarcene - d'altra parte il posto, a prima vista, non sembrava molto accogliente - quando la signora richiamò la nostra attenzione. Lei non parlava bene l'inglese e - inutile ricordarlo - noi non sapevamo quasi nulla di giapponese, per cui quando chiese (presumo) se volessimo prendere qualcosa, facemmo capire più a gesti che a parole che avremmo preso una crèpe. Lei chiamò il marito e accese la piastra. Ci fece capire che avremmo dovuto aspettare un pò, ma per noi non era un problema: al contrario, avemmo l'impressione che stessero aprendo in anticipo solo per farci una cortesia. Aprì la porta e ci fece cenno di accomodarci.
La prima impressione sul locale fu bizzarra: per fare un paragone "italiano", provai la stessa sensazione di abbandono che si ha quando si entra in uno di quei vecchi bar poco illuminati, dall'arredamento fermo a quarant'anni fa in cui tutto sembra ormai trascorso e dove le cose non sono antiche, ma prosaicamente vecchie. Il locale di due persone anziane che non si erano volute mettere al passo coi tempi.
Tuttavia non conservo che bei ricordi di quel luogo: i signori ci prepararono due crèpe semplici ma ottime ed un tè.




Nonostante la mia faccia non sia il massimo della vita (^^), se date un'occhiata potrete notare la carta da parati invecchiata e i disegni appesi con lo scotch. I due signori furono gentilissimi, come spesso accade in Giappone, e a dispetto di ogni difficoltà linguistica cercarono persino di fare un po' di conversazione con noi.
Si attribuisce spesso questa gentilezza dei Giapponesi ad una forma un po' ipocrita di etichetta ed in parte può essere vero, ma questo è solo un aspetto della cosa.

Azzardo un mio parere personale in merito: in Giappone il cliente non è solo un cliente ma un ospite a cui si deve la cortesia che si riserverebbe ai visitatori della propria casa. Provo, per amore di speculazione, ad immaginare la proverbiale ospitalità sarda applicata nel campo commerciale, e mi sembra che tutto abbia un senso.

Non sono così ingenuo da pensare che funzioni dappertutto allo stesso modo, nei giganteschi depato come nei piccoli locali a conduzione familiare, ma nulla mi toglie dalla testa che non si potrebbe trascorrere un'intera vita a pronunciare formule di cortesia se non ci fosse almeno una base di vero senso dell'ospitalità.

Ad ogni modo, pagammo la nostra consumazione (una cifra davvero irrisoria...circa 5 euro in tutto), ringraziammo e salutammo; credo di aver fatto 250 micro-inchini mentre dicevo "arigatou gozaimasu" giusto per essere sicuro che capissero che avevamo apprezzato tutto. Mentre uscivamo, fui sollevato nel vedere che la gente cominciava ad avvicinarsi al banco delle crèpe per ordinare e dare più via a quel luogo.

Percorremmo qualche altro centinaio di metri a piedi, poi decidemmo di svoltare a destra, convinti che saremmo arrivati prima in stazione. Ci ritrovammo in una via commerciale - Komachi -che iniziava a riempirsi di persone e di cui avevamo già percorso una parte nel nostro precedente girovagare. Komachi contiene una serie di negozietti di artigianato locale, è stretta, brulicante di vita, lontanissima dal glam delle grandi città e forse per questo più apprezzata. Che delusione sarebbe stata trovare la solita sequela di negozi monomarca e depato in una delle cittadine più caratteristiche del Giappone!

Per nostra fortuna le cose sono andate in maniera un po' diversa.



Gli allestimenti esterni erano spesso simpatici come questo qui sopra.



Il pomeriggio non era ancora inoltrato, ma il numero di persone in giro era già elevato.



Qui apro una breve parentesi. Se osservate la parte alta della foto noterete a ragnatela di cavi che spesso si può vedere nelle vie giapponesi. Nonostante questo modo di passare cavi sia obiettivamente inguardabile, è quello che permette ai giapponesi di avere ad oggi una banda internet larga fino a otto-nove volte la nostra più potente connessione. Sarà brutto quanto si vuole, ma potete immaginare come i costi necessari per ricablare una città con i cavi sospesi piuttosto che sotterranei siano abbastanza diversi.




Sotto, un piccolo negozio di materiale cartaceo, dalle cartoline alle sovracoperte dei libri (una cosa diffusissima in Giappone) alle stampe, alla carta per le pareti. Qual posto era zeppo al punto di non riuscire a muoversi! Chi come me ama questo genere di oggetti non può non rimanere affascinato da quel luogo.



Un negozio di paccottiglia turistica da cui si erge maestoso uno dei miti supereroistici del Giappone: Ultraman!! Il vero antenato di tutti i telefilm di eroi in costume.



E ancora, il negozio di Kamakura più fotografato dai turisti a causa della presenza della sagoma in legno di Totoro, uno dei personaggi animati più famosi fuori dal Sol Levante.



Infine, proprio all'imbocco della Komachi dori, quella che chiamo la "strana coppia": un tori vermiglio ed il rosso scuro del McDonald, prova una volta di più che non c'è mai pace tra gli ulivi!



Entrammo nella stazione e ci dirigemmo al treno, era ora di salutare anche questo meraviglioso angolo di serenità che è Kamakura.

A chi va in Giappone consiglio di pernottare lì una o due notti, rubandole se necessario alle città più grandi. Se siete amanti di un Giappone un po' meno cosmopolita e luccicante non potrete nn esserne rapiti come è accaduto a noi.

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About Andrea Castello

Time traveller, dev, Rory's dad, old surrealist guy from Sardegna, Italia
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