Diari Giapponesi - 11 Ottobre 2007 - Kamakura - Hase Dera (海光山慈照院長谷寺) - 1

Credo che entrammo dentro il tempio di Hase con la convizione di aver visto quanto di più affascinante Kamakura ci potesse offrire, idea che si dissolse nonappena varcammo la soglia del "tempio di una visione e di un fiore", il Kaikōzan Jishōin Hase-dera, un elegante e vasto complesso aggrappato al fianco di una delle molteplici e lussureggianti colline di Kamakura.

Questo tempio, nonostante le grandi dimensioni ed i molti edifici di cui è composto è forse il più integrato con la natura che io avessi visto dal mio arrivo in Giappone, ancor più, se è possibile fare un paragone, di quelli della passeggiata del filosofo di Kyoto. La prima cosa che si può osservare una volta oltrepassata la grande lanterna rossa della porta Sanmon, è il meraviglioso laghetto che domina la parte inferiore del giardino, sulla destra del quale si trova la prima, piccola sala del complesso, il Benten-do, nome che ricorre in diversi templi giapponesi, legata al culto di Benzaiten, una delle sette divinità della fortuna, patrone della musica, delle arti e delle acque; non è un caso che i Benten-do sorgano sempre nei pressi di corsi o specchi d'acqua. Dentro la sala si trova una piccola statua della dea con otto braccia!
Accanto al Benten-do si trova la caverna Benten-kutsu, dove, all'interno di nicchie scavate nella roccia, furono scolpite le immagini di Benzaiten e di sedici bambini. La caverna è molto scura, e non è facilissimo osservare bene le sculture!

Usciti dalla caverna, si inizia a salire la scalinata che porta alle sale principali. A due terzi della salita si trova il Jizo-do, una sala in cui si trova un'altra statua, quella del Fukuju Jizo, o "Jizo felice", un Bodhisattva dai grandi poteri. La cosa più impressionante, per noi, fu lo sguardo silenzioso della sterminata distesa di statuine Jizo che circondavano la sala. Una visione onirica, opprimente e commovente al tempo stesso.

A ciascuna di queste statuine - erano migliaia! - corrispondeva un bambino mai nato o nato morto: ai loro piedi, di tanto in tanto era poggiato qualche giocattolo ed i piccoli bavagli rossi al collo di alcune di esse avevano scritta sopra una preghiera o una benedizione per il piccolo.

I Jizo appaiono non solo vicino al Jizo-do, ma in molte parti dell'Hase Dera. Qui a sinistra ne potete vedere alcuni di dimensioni medie.


Eccone alcuni altri.





















Ed ancora, nella parte alta del complesso, nei pressi del bosco di bambù. I Jizo sono un invito costante a non dimenticare i pochi momenti di chi non è stato. Tanto più breve è il tempo che i nostri cari lasciano alla memoria di noi che restiamo, tanto più il loro ricordo deve essere preservato.

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About Andrea Castello

Time traveller, dev, Rory's dad, old surrealist guy from Sardegna, Italia
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