Diari Giapponesi - 6 Ottobre 2007

La passeggiata del filosofo

Abbiamo dedicato la prima mattina completamente trascorsa in Giappone ad un percorso che corre lungo le pendici delle colline orientali (Higashiyama) di Kyoto, lungo poco più di un chilometro e mezzo e chiamato la "passeggiata del filosofo". Questo percorso è così chiamato perchè era il tragitto da casa al lavoro di un professore dell'università di Kyoto, Nishida Kitaro, che per decenni l'ha fatto a piedi ogni giorno.
Konchi-in
Il nostro primo impatto con il Giappone antico è nel Konchi-in, un tempio minore del grande tempio Nanzen-ji. Si tratta di un piccolo edificio risalente al quindicesimo secolo e modificato agli inizi del 1600 con un giardino zen che corre al lato lungo del tempio, noto con il nome di Tsurukame no Niwa, "la tartaruga e la gru". La giornata era serena e tiepida e il cielo illuminato da un bel sole; ci siamo seduti sul piano ligneo del tempio quasi vuoto, in silenzio, a goderci la vista del giardino. Il senso di pace che si può provare nei tempi buddisti non è una leggenda: tutto - compreso l'ordine e la razionalità di certe sue parti - concorre ad ispirare nell'animo il senso della perfezione o forse di qualcosa di ancora diverso, di quel momento ideale che si prova a volte nella vita, dove tutto ha un senso e una sua compiutezza.
Nanzen-ji
Poco prima di entrare nel Nanzen-ji si passa attraverso quello che è detto un giardino "di passaggio", chiamato Nanzen-in, molto verde, con un grande stagno (dicono a forma di dragone) pieno di ninfee popolato dalle grandi carpe che spesso appaiono nell'iconografia giapponese. Un cambio radicale rispetto al panorama di pochi minuti prima. Il Nanzen-in risale alla metà del '200 ed era parte di un palazzo dell'imperatore Kameyama. Successivamente, con la sua conversione al buddismo Zen, egli costruì il grande tempio Nanzen-ji, convertendo il palazzo originale. Questo giardino è l'unica testimonianza dell'esistenza di quel palazzo.


Una passeggiata di qualche minuto ci porta dinanzi all'imponente porta Sanmon (1628), che accoglie all'interno dell'antico Nanzen-ji, uno dei più importanti tempi Zen del Giappone. Potete immaginare la nostra sorpresa quando, appena attrversato il portale mi ritrovo davanti la sagoma di un acquedotto "romano" costruito in scala e con minuziosa precisione alla fine dell'800. Un particolare curiosamente familiare in luogo che sembra un altro pianeta. Ci togliamo le scarpe ed entriamo all'interno dell'edifico principale del tempio, all'ingresso del quale campeggia una breve poesia sulla vita e su un fiore.

Il tempio, nato come abitazione nobiliare alla fine del '200 (vedi su) è, nella sua linearità, ricco di raffinate decorazioni, in particolare nelle pitture dei pannelli scorrevoli che separano le stanze, ricchi di particolari naturalistici e animali: tigri, aironi ed uccelli.


Le verande sono costeggiate da altri giardini zen, più raccolti ma affascinanti quanto il Konchi-in. Uno di questi giardini è chiamato Toranokowatashi, ossia le tigri che bevono l'acqua, per via della forma delle rocce, circondate dalla ghiaia meticolosamente pettinata del giardino.


Honen-in


Ci riposiamo un attimo dal lungo percorso dentro il Nanzen-ji prima di proseguire per la passeggiata del filosofo. Mentre passeggiamo in direzione dell'Honen-in, incontriamo un cimitero un pò isolato: non ha nessuna importanza turistica, ma ve lo voglio mostrare per dare l'idea di ciò che si può trovare lungo la passeggiata, un luogo in cui ogni cosa - persino gli edifici scolastici ed i negozietti - hanno un fascino indescrivibile.


Lo Honen-in è piccolo tempio con giardino che non richiede una visita lunghissima (a meno che non siate studioso del buddismo e della setta Jodo in particolare), ma che vale la pena vedere per i monumenti di sabbia e la graziosa statua di Amida Buddha alloggiata in una nicchia scavata nella roccia dietro il tempio.


Ginkaku-ji


Proseguendo lungo la passeggiata al Ginkakuji, anche noto come Padiglione d'argento, un tempio composto da vari edifici ed un grande giardino che risale lungo le pendici di una collina. In realtà, il Ginkaku-ji non ha nulla d'argenteo, perchè il suo edificio principale non fu mai completato. Nelle intenzioni del costruttore, Ashikaga Yoshimasa, il Ginkakuji si sarebbe dovuto ispirare al famoso Padiglione d'Oro (Kinkakuji, questi si, ricoperto di foglia d'oro), ma non fece mai in tempo a vederlo finito. Oggi rimane l'elegante corpo dell'edificio in legno, i giardini zen in cui spicca il grande cono di sabbia, simbolo del monte Fuji.
Pur non essendo ricoperto d'argento, il Ginkakuji rimane uno spettacolo splendido, specie in primavera o autunno inoltrato.


(photo by Gavin Anderson, see the non-modified original here)

Dopo la grande passeggiata del filosofo, abbiamo percorso la stradina commerciale che sale (o scende nel nostro caso) al Ginkakuji, dove abbiamo assaggiato per la prima volta le crepes alla giapponese (chi ricorda i cartoon di Creamy?), sovraccariche di ogni sapore che si possa immaginare, ed altri dolci più tradizionali a base di castagne.



Nonostante fossimo stanchi dai molti chilometri di camminata (diventano molti di più dei 2 lineari se entrate nei vari posti lungo il tragitto), abbiamo pensato di arrivare a piedi al palazzo imperiale, che secondo i nostri calcoli si trova a circa 3 chilometri dal Ginkakuji. Peccato che al nostro arrivo, l'ultimo turno di visite fosse appena entrato e che per il giorno successivo fosse necessaria una prenotazione presso un'ufficio distante circa 500 e...chiuso!! Quando ormai hai macinato una decina di chilometri, non sei molto ben disposto verso le chiusure pomeridiane di musei ed attrazioni varie. E la nostra "avventura" con il palazzo imperiale non finirà qui.

Shijo e Kawaramachi (nella foto il teatro Kabuki nella Shijo Dori)







Dopo essere tornati in albergo con i primi segni di cedimento sui nostri piedi ed esserci riposati, torniamo a passeggiare nella zona di Shijo e Kawaramachi, addentrandoci nei vicoli e soffermandoci specialmente nei negozi più piccoli. Tra tutti, segnalo il negozio di bambole tradizionali e souvenir Kabukiya dove abbiamo comprato alcuni piccoli souvenir a prezzi tutto sommato accessibili. Vinti dalla stanchezza, siamo entrati nel primo fast food alla giapponese che abbiamo incontrato, Yoshinoya. Nonostante i prezzi quasi stracciati, abbiamo trovato tutto a dir poco immangiabile. Ok, col senno di poi abbiamo saputo che si tratta del McDonald della gastronomia giapponese, ma - lasciatemelo dire - meglio digiunare!!

Tofu del tutto insapore, la zuppa di tonno di Fede immangiabile ed una minestrina con manzo (la gyudon) in cui la carne era di qualità infima. E pensare che dopo la fine della mucca pazza c'erano file ciclopiche per tornare a gustare questa loro "rinomata" specialità.
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About Andrea Castello

Time traveller, dev, Rory's dad, old surrealist guy from Sardegna, Italia
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