Diari Giapponesi - 9 Ottobre 2007 - Odissea a Bunkyo-ku

Appena scesi alla stazione di Shinjuku (di cui parlerò in seguito, causa esperienze "traumatiche" all'ora di punta), abbiamo preso la linea circolare Yamanote della JR East e siamo scesi in una stazione poco conosciuta (da noi...ricostruendo gli eventi dovrebbe essere Okachimachi) subito "dopo" Ueno. Iniziamo ad addentrarci nelle vie Bunkyo-ku, senza preoccuparci troppo di perderci...in fin dei conti ci siamo orientati abbastanza bene a Kyoto, lo faremo anche a Tokyo, no?

Infatti, dopo circa una ventina di minuti, ci rendiamo conto di esserci persi. La parte più chic di Bunkyo-ku, quella che confina con la zona di Ueno è lontana, ci sembra di essere vicini alla meta ma, al tempo stesso, di girare a vuoto per una miriade di stradine da città di provincia strette, interrotte ogni tanto da vie segnate nella nostra mappa ma che, abbandonate, ci riconducono nel labirinto una volta di più.

Arrivati ad un incrocio abbastanza grosso, decidiamo di tagliare la testa al toro e di capire esattamente dove siamo e come arrivare. Apriamo la mappa e cerchiamo il nome dell'incrocio (concetto strano in Italia, ma in Giappone gli incroci più rilevanti hanno un nome, che di solito è una composizione delle due arterie che si intersecano). Lì, una signora di mezza età, vedendoci in difficoltà, accorre in nostro aiuto.
La prima domanda che mi faccio è: cosa ci fa una sognora poco meno che anziana in mezzo ad un incrocio colossale, armata di grambiule, secchio a rotelle, bastone e straccio per lavare i pavimenti? Mi guardo intorno e non vedo traccia di negozi per cui potrebbe lavorare, nè di case dove possa vivere...curioso. Comunque sia, la signora comincia a parlare in Giapponese alla velocità della luce, come se desse per scontato che noi capissimo ciò che diceva.
Al mio garbato: "Sorry, I don't speak Japanese", lei mi guarda, fa un cenno di assenso con la testa, e poi riprende come se nulla avessi detto.
Cerco di andare sul sicuro dicendo poche ma sensate parole: "Hotel Edoya". "Ryokan!!"
Lei annuisce e risponde: "Edoya! Ryokan!" poi inizia a camminare spedita, non prima di essersi levata il grembiule ed aver nascosto (?) tutto il suo armamentario dietro un palo della luce, nel bel mezzo della strada!!
Ci conduce attraverso alcune stradine strette e poco riconoscibili, poi dopo due o tre svolte si ferma. Ho l'impressione che ci stia conducendo esattamente nella direzione opposta rispetto a quella corretta. Controlla la mappa, pensa un pò, poi gira la mappa di 180 gradi....e tutto le è chiaro!! Ci da un'altra corposa spiegazione di cui non capisco un'acca, poi riparte di slancio.
Devo dire che dopo dieci minuti dietro alla signora, comincio ad avere un pò di sconforto, anche perchè ho l'idea che me la caverei meglio da solo e non so come dirglielo! Finisco persino per sibilare a Fede: "Comincio ad avere il dubbio che la signora non sia un personaggio molto a posto"; lei mi risponde che probabilmente parlarle lentamente in inglese ha più o meno la stessa utilità che farlo in sardo!! L'ostinata signora ha però deciso di esserci d'aiuto e così sarà: dopo alcuni altri minuti, si ferma presso un distributore di benzina e chiede informazioni al benzinaio. L'unica parola che sono in grado di riconoscere distintamente è "Edoya". Quando però penso che siamo arrivati alla frutta, il benzinaio indica la salita accanto al distributore, la signora sfoggia un sorrisone ed esclama "Edoya hoteru!".
Ci conduce lungo la salita e ci lascia dinanzi all'entrata dell'Hotel.
Ci profondiamo in inchini e in "arigato gozaimas", poi, finalmente, possiamo finalmente entrare nel nostro ryokan. Il pomeriggio ci aspetta Akihabara!

PS: qui potete trovare l'indicazione di tutte le 29 stazioni della Yamanote Line con tanto di file audio con la pronuncia del nome della stazione e musichine di partenza dei treni, ciascuna caratteristica di una determinata stazione!!
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About Andrea Castello

Time traveller, dev, Rory's dad, old surrealist guy from Sardegna, Italia
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