Diari Giapponesi - 9 Ottobre 2007 - Sullo Shinkansen da Kyoto a Tokyo

E' stato il giorno in cui, con un pò di tristezza, nel cuore, abbiamo lasciato Kyoto. Questo, oltre per la bellezza della città, anche perchè fu la prima volta in cui considerai che anche il mio mia viaggio di nozze, non più tardi di una settimana, sarebbe diventato un ricordo in archivio, per quanto bello. E che avrei lasciato il Giappone senza sapere se l'avrei rivisto.




Abbiamo preso lo Shinkansen Nozomi (sopra la versione attualmente in servizio) abbastanza presto, senza che venissero prenotati posti affiancati per me e Federica. Il mio vicino di posto era un distinto signore sulla settantina, che sulle prime sembrò non far caso a me. Tirai fuori dalla borsa un quaderno nero e la penna per iniziare a scrivere ciò che avete letto nei miei primi post: mi rendevo conto che non avrei avuto molto altro tempo per lavorarci e volevo fermare qualche ricordo vivi, fresco e non ritrovarmi a fare un lavoro di ricostruzione un po' artificiale. Poco dopo aver cominciato a scrivere, notai che l'uomo mi osservava con interesse. Soprattutto, cercava invano di leggere ciò che scrivevo. Quando si accorse che potevo essere italiano, iniziò cortesemente un discorso sulla mia provenienza e su come mai mi trovavo in Giappone, soprattutto in luna di miele. Quando gli dissi che era un sogno adolescenziale mio e di mia moglie sembrò persino compiaciuto.


Sulle prime non fu facile capire quanto nel suo parlare fosse etichetta e quanto commenti sinceri. Ad ogni modo fu piacevole ricevere le sue felicitazioni e gli auguri di buona fortuna.


Il resto del viaggio sembrò trascorrere in un baleno.

L'uomo, di cui sfortunatamente non conosco il nome, era molto colto, un buon conoscitore della storia europea e di quella dell'impero romano; si definì un "appassionato di civiltà". Era inoltre un viaggiatore con circa sessanta nazioni visitate alle spalle. Dopo una vita trascorsa a lavorare per una banca ed oltre un decennio alle dipendenze della catena Hilton, per cui si occupava di preparare i nuovi hotel prima dell'apertura, il suo ultimo lavoro prima della pensione era stato allestire musei aziendali: piccole o grandi collezioni d'arte create per il lustro delle aziende che le possiedono. Il caso più eclatante è quello dei Girasoli di Van Gogh, acquistato nel 1987 dalla compagnia di assicurazioni Yasuda per il prezzo record - all'epoca - di circa quaranta milioni di dollari, per celebrare il centenario della fondazione dell'azienda, vecchia quanto il quadro stesso.


"Una vacanza continua, più che un lavoro", mi disse il signore sorridendo.

Da bravo ignorante della lingua giapponese (che mi riprometto di imparare dal 1992...), conoscevo poche parole oltre ad arigato, ero curioso di sapere cosa significasse e come si pronunciasse veramente la parola gozaimas(u), così il signore - pazientemente - mi scrisse su un blocco Moleskine la pronuncia di alcune parole ed il loro significato ed etimologia. Così ora all'uscita di un negozio, dopo i mille ringraziamenti ricevuti, posso finalmente rispondere "douitasi mashite!"


Ho anche imparato che spesso l'espressione giapponese "è difficile" (lui ha usato l'espressione inglese) significa che una cosa NON si farà :-)


Improvvisamente, mi accorsi che eravamo entrati col treno in una zona di alti palazzi ed insegne coloratissime.


"Dove siamo?"
"Shibuya", disse lui. Lo ringraziai e raggiunsi Federica per prepararci a scendere (a Shinjuku station). Salutai ancora l'anziano signore, il quale ricambio con buoni auspici per il mio matrimonio e scendemmo. Dovevamo dirigerci in una zona vicino ad Akihabara, verso un ryokan abbastanza economico, l'Edoya (a sinistra).


Lungo il tragitto dall'uscita della metropolitana all'albergo faremo un altro incontro questa volta più bizzarro...ma ne parlerò nel prossimo post!

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About Andrea Castello

Time traveller, dev, Rory's dad, old surrealist guy from Sardegna, Italia
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