Diari giapponesi - 8 Ottobre 2007 - Hongan-ji e Sanjusangen-do

Il lunedì è stato un giorno strano. Appena usciti dall'albergo abbiamo notato che tutti i ragazzi in età scolare, invece della solita divisa, indossavano tute ginniche ed avevano con sè attrezzature sportive. Le strade erano un pò meno trafficate rispetto agli altri giorni; strano essendo lunedì.


Abbiamo scoperto poco dopo che si celebrava una sorta di "festa dello sport" con eventi e gare tra le varie scuole o università. Con nostro gran dispiscere abbiamo anche saputo che per via di quella festa sarebbe stato chiuso (ancora!) il palazzo imperiale. La festa cade sempre il secondo lunedì di Ottobre e si chiama "Taiku no Hi"; spesso - in questa ricorrenza - i genitori vanno a vedere le gare dei figli.

Abbandonata definitivamente l'idea di visitare il palazzo Imperiale, ci siamo diretti verso il tempio Higashi Hongan-ji, il cui principale corpo di fabbrica, lo Honden, è l'edificio in legno con la maggior superficie al mondo. La foto sopra (autore: MnGyver) non rende l'idea di quanto sia grande questo padiglione: sfortuna ha voluto che quando lo abbiamo visitato l'esterno non fosse visibile a causa di lavori di restauro. Il tempio ospita il mausoleo di Shinran Shonin, fondatore della setta buddista Jodo Shinshu. La grande sala centrale, incapsulata in un guscio di metallo per i lavori, è detta anche "sala del fondatore" (Mie-do). Anche la sala minore e il portale di ingresso hanno dimensioni monumentali e sono costruite con un legno scurissimo che sembrerebbe lo stesso del Toji (quindi cipresso): l'impressione è più solenne rispetto a quanto abbiamo sperimentato in altri pur importanti luoghi. Questo tempio ha il respiro della grande cattedrale.

Per costruire il tempio, fu necessario superare svariate difficoltà tecniche (era il 1321), tra cui lo spostamento ed il sollevamento delle enormi travi e colonne lignee che sorreggono il tetto della sala; a questo scopo molti fedeli, donne in special modo, si tagliarono i capelli perchè con essi venissero costruite delle corde più resistenti del normale, capaci di resistere alla pesantezza degli elementi da sollevare.



Queste corde sono incredibili: a vedersi non sembrerebbero fatte di capelli umani e sono più grosse delle cime usate dalle navi della Tirrenia per gli attracchi!


(Photo by plebeian regine, see the original here)



Con nostra grandissima sorpresa, abbiamo poi scoperto che il sottosuolo del tempio ospita im centro culturale con sala congressi costruita secondo principi e con materiali modernissimi, calcestruzzo in primis, con uno stile che sembrava essere dello studio di Ando Tadao. Il tutto era invisibile dall'esterno, un caso eccellente di integrazione dell'ultramoderno con l'antico (non sempre accade in Giappone, anzi). L'architetto del centro si chiama Shin Takamatsu.


Poco lontano dal tempio si trova lo Shosei En che, sebbene distaccato dal complesso principale dello Hongan-ji, è parte ufficiale del tempio e nè è il giardino più bello. Nonostante la sua superficie sia molto ridotta, offre un paesaggio molto vario, con un piccolo edificio posto all'ingresso, un boschetto, un lago con due isole artificiali, la maggiore delle quali raggiungibile tramite due ponti in legno, uno scoperto, uno scoperto ad arco largo, sotto cui può passare una piccola imbarcazione, uno più piccolo, coperto, che da uno squisito senso di raccoglimento, specie se lo provi sotto la pioggia come è capitato a noi. Un fiumiciattolo unisce il lago ad una pozza d'acqua più piccola.


(photo by MShades, see the original on Flickr)


Nonostante sia circondato da palazzi lungo tutto il suo perimetro, lo Shosei-en permette di estraniarsi dal mondo moderno, dimenticarsi della sua esistenza. Lì anche i rumori della civiltà di oggi, auto, treni, negozi sono così ovattati che sembrano non appartenerti. Forse è stata anche la pioggia battente che agitava i rami degli alberi e tamburellava sulla superficie dell'acqua a rafforzare questa impressione: resta il fatto che lo Shosei-en è uno dei giardini più affascinanti in cui siamo stati.

Mentre uscivamo dallo Shosei-en la pioggia si è affievolita ed abbiamo deciso di muoverci verso un altro imponente edificio: il Sanjusangendo, letteralmente "sala delle trentatre logge". Lì avremmo visto uno spettcolo unico al mondo, la sterminata sequanza delle 1001 statue di Kannon, divinità asessuata rappresentante la misericordia (io ho l'abitudine di parlarne al femminile, forse perchè vedo il concetto come tale). Ancora una volta, si tratta di un tempio costruito dall' imperatore Go Shirakawa ritiratosi a vita monastica nel 1164.


Due cose stupiscono appena entrati nel complesso del tempio: il lunghissimo edificio di scuro cipresso che ospita le 1001 statue di Kannon, ed una passeggiata coperta dove erano in esposizione oggetti che raccontavano la storia del tempio; la seconda cosa era l'aspetto doppio, bifronte, dell'insieme degli edifici. Una parte è scura come l'edificio principale, un'altra - specie dal portale chiuso ad un colonnato che corre lungo il muro di cinta - tutta dipinta di vermiglio (così dicono loro, a me pare più arancio). Il trentatre nel nome comune del tempio (il nome ufficiale è "Rengeō-in" (蓮華王院), "Sala del re Loto") è un numero sacro al buddismo.


Entrando nel tempio, si assiste ad uno degli spettacoli più ammalianti che si possano vivere in un luogo di culto. Da una porta laterale, una decina di file di statue dorate di Kannon, alte circa un metro e mezzo, si perde in lontananza per un centinaio di metri, in un effetto misterioso e solenne. Ciò che ho detto sull'Honganji vale anche qui: l'effetto è di monumentale vertigine. Tutte le statue sembrano irradiare un senso di pacifica maestà, l'una rafforzata da quella delle statue gemelle ai suoi lati, in un protrarsi all'infinito del concetto che esse portano, quello della misericordia buddista.




Questa è la homepage del sito del tempio: http://sanjusangendo.jp/ dove si vedono solo tre delle logge aperte...immaginate quanto è grande!!


Di fronte ad esse, una fila meno compatta di circa trenta divinità dette "guardiane", spesso dall'aspetto minaccioso, assorbite dalla tradizione induista; mi sembra quasi che invece di proteggere invadano uno spazio che non gli appartiene.


Al centro della sala grande del Sanjusangendo, svetta la grande statua di Kannon (sarà alta almeno tre metri!) vicino alla quale si svolgono le celebrazioni. Peccato che le statue non possano essere esposte a troppa luce e la sala sia in penombra, il sole renderebbe ipnotica la scena facendo scintillare mille e mille volte la pelle d'oro delle Kannon. E' stata una delle esperienze più interessanti di Kyoto, quasi un dovere per un turista che sia un minimo interessato al bagaglio di tradizioni del paese che visita. Prima di andar via abbiamo dato un'occhiata al lungo colonnato color arancio scuro, chiedendoci se il fatto che tutti i tempi shintoisti (visti da noi s'intende) avevano questo colore avesse influito sulla scelta dei buddisti per quest'ala del tempio; come un omaggio all'antica tradizione della loro terra.

Abbiamo raggiunto la stazione centrale, dove abbiamo mangiato in una caffetteria a base di pane dolce del tipo francese e di altri paesi del nord europa ed abbiamo girato alcuni piani della colossale stazione con annesso centro commerciale (o meglio dovrei dire "centri", il Cube e Porta sono solo due dei vari), oltre ad una grande libreria strabordante di manga e libri, anche in inglese.
Share on Google Plus

About Andrea Castello

Time traveller, dev, Rory's dad, old surrealist guy from Sardegna, Italia
    Blogger Comment
    Facebook Comment

0 commenti :

Posta un commento